Deposizione nel phitos
Una pratica suggestiva che opera molto fattivamente per riallacciare la morte alla nascita
Nel Museo archeologico di Heraklion questa giara mortuaria mi ha dato da pensare per ciò che implica, cioè la deposizione fetale del defunto. Pur non avendo approfondite nozioni di Storia e Antropologia minoica questa pratica mi ha fatto immaginare che per prevenire il rigor mortis la tempestività dell'intervento necessario rendesse il momento della morte molto somigliante alla nascita Link alla scheda del Museo dedicata al manufatto.
E si tratterebbe di una pratica che sul piano del suo significato concettuale amplifica quella nozione di ciclicità della vita normalmente concepita e qui molto plasticamente tradotta in azione.
Pur ignorando la cornice entro cui veniva praticata questa forma di tumulazione, si deve considerare che questo campione è contornato da altri e più comuni sarcofagi con la stessa funzione. Quindi rimane da approfondire quali siano le specificità e le differenze, specie sul piano dei valori e delle concezioni, con le altre pratiche dello stesso periodo.
Ciononostante credo siano legittime tutta una serie di considerazioni di contorno sulle implicazioni di una tale pratica. Prima tra tutte il fatto che l'ordinaria e distesa composizione della salma favorisce l'avvio di un quieto commiato. L'estinto non è più tra noi ma vederlo disteso e accompagnarne la scomparsa materiale nella cornice del rito funebre aiuta l'elaborazione del lutto.
Mentre ricoverarlo rapidamente in una giara, semisimbolicamente affine al ventre materno, comporta un'azione pratica di manipolazione corporea orientata alla materializzazione del concetto del ritorno alla condizione fetale che è indice di una strenua lotta per l'affermazione di una credenza.
Come se il morire comportasse e implicasse un'azione necessaria per sostenere una credenza, quella della ciclicità della vita, volta a contrastare la morte come fine di uno sviluppo lineare.
Questo inderogabile e rapido lavoro fisico, in un qualche modo contro-natura rispetto alla mia concezione del momento della fine della vita, nel suo essere indispensabile al mantenimento di una credenza è ciò che mi ha colpito di più.