Fig. 2. Riproduzione della decorazione della fruttiera per evidenziare i dettagli
Fig. 3. Alzata con piede basso e ricca decorazione a rilievo
P10580, Argilla, Riparato e restaurato.
Alta: 24 cm. Diametro del cerchio: 54 cm.
Palazzo di Festo, Sala LV, Età del Bronzo Medio. Periodo protopalaziale, periodo minoico medio, 1750-1700 a.C.: Galleria: III, Caso:35
Fig. 4. Vista laterale
Fig. 5. Curve che riempiono il piano: 1. di Peano, 2. di Hilbert, 3. di Sierpinski, 4. di Koch.
Fig. 6. Un vaso con una stilizzazione dei tentacoli simili a quelli della fruttiera che sono più seghettati per entatizzare a mò di ingranaggio la rotazione.
Fig. 7. La forma corporea che assume il polpo durante il movimento
La fruttiera Kamares
La decorazione di un antichissimo oggetto d'uso pratico rivela una sofisticato programma rappresentativo dei processi di propagazione della vita e questo rivive in funzione di uno strumento di visualizzazione del tutto contemporaneo
La fruttiera vorticante
In una vetrina del Museo Archeologico di Heraklion è esposta una magnifica fruttiera risalente al XVIII secolo a.C. che è stata rinvenuta nel sito archeologico del Palazzo di Festo dove era verosmilmente usata per i banchetti cerimoniali.
Alta 24cm e con un diametro di 54cm il manufatto si impone all'attenzione per la straordinaria decorazione in cui spiccano due doppie volute collegate tra loro a creare una forma complessa che sembra ruotare all'infinito (fig. 1).
Osservandola attentamente si realizza che il moto rotatorio si innesca a partire dal cuore delle volute le cui linee, mentre si avvolgono in un senso, si svolgono in quello contrario per andare ad avvolgersi nella spira successiva. E se una spira in quella specie di tentacolo stilizzato che imita è dentata, quando poi si svolge diventa liscia come un tralcio vegetale che nel momento in cui arriva al centro del suo avvolgimento sboccia una foglia specchiante una uguale e contraria. Da lì si centrifuga ancora una curvilinea che rapidamente va a dentarsi per andare ad insinuarsi nella spira successiva partecipando all'inarrestabile vorticare di tutto l'intreccio (fig. 2).
A tale moto contribuiscono gli andamenti delle curvilinee che ripetutamente si ramificano dando luogo a inflorescenze disposte in forme contrapposte e speculari. La decorazione non perde così occasione di riempire lo spazio moltiplicando i generatori di movimento contrapposti per forma e colore che imitano delle vere e proprie gemmazioni evocando in tal modo la generazione della vita (figg. 3 e 4).
Decorazione che riempie il piano
Il pervasivo andamento della decorazione evoca i principi morfogenetici che caratterizzano quella famiglia di curve matematiche che riempiono interamente il piano e che nella loro ricca varietà frattale prendono il nome dei loro formulatori: Peano, Hilbert, Sierpinski, Koch (fig. 5). Si tratta di curve che procedono dal semplice al complesso iterando la stessa formula di struttura. Qui invece, a differenza di quelle formule automorfiche che reiterano lo stesso pattern, abbiamo motivi astratti ed elementi figurativi variamente combinati, infatti ci troviamo in un universo plastico - e morfogenetico- ibrido dove l'astratto si combina col figurativo per rappresentare le dinamiche di propagazione delle diverse forme di vita nell'intero dominio universale. E' questo il tema e il significato complessivo della decorazione che non ha solo una felice riuscita sul piano dell'espressione grafica ma l'ha anche su quello semantico nei suoi riferimenti al mondo naturale sul piano dei pirotecnici effetti di rigenerazione della vita.
Turbine vitale
Infatti, analogamente a molti altri pezzi Kamares, i motivi decorativi traggono una disinvolta e inventiva ispirazione morfologica dalla natura. Le doppie volute, ad esempio, sono al tempo stesso riferibili ai tentacoli dei polpi con le loro dentature seghettate, come mostrano altre evidenti e meno stilizzati, o de-figurati, esempi (vedi fig. 6) e nel successivo e opposto avvolgimento diventano tralci vegetali. E questa è un bella invenzione ibridativa che rappresenta la vita in toto combinando nello stesso formante plastico (la voluta), la sua duplice natura animale e vegetale. E mentre nel suo complesso la combinazione delle volute rimanda come configurazione complessiva alla stupefacente e naturalistica eleganza corporea e motile del polpo (vedi fig. 7) vero motore della composizione, tutti i fatti morfogenetici riproduttivi sono modellati come vegatali. Cosicché tutte le ramificazioni, le gemmazioni, le infiorescenze o le spire di minuscole sementi sono modellate nelle loro manifestazioni di oblunghi goccioloni ritorti e vorticanti. Questa combinazione di ibridi viventi e metamorfici è il tema decorativo vero e proprio: la vita colta nel proprio turbine propagativo.
L'inventiva riattivata dal virtuale
Tutte le considerazioni su questo manufatto sono scaturite da una singolare interazione col suo simulacro virtuale sul sito web del Museo ( link all'oggetto 3D ), un'interazione divenuta rapidamente ipnosi. Lì durante l'incessante rotazione sull'asse verticale l'oggetto può essere in parte ruotato su quello orizzontale per apprezzare da vari punti di vista la sua forma e le differenti apparenze della decorazione che nella rotazione suggerisce ulteriori interessanti considerazioni.
La prima di queste è che l'artificio digitale ruotando l'oggetto e permettendoci di cambiare la visione da zenitale a laterale ci pone nella condizione percettiva e ideativa del vasaio che si appresta alla decorazione. Perché se è soprattutto nella rotazione che si attiva il senso e l'effetto più pieno e profondo di questo intreccio tra vita e movimento ecco che l'emancipazione dalla condizione di oggetto statico, di sostegno-contenitore di frutti, ci proietta al centro della cornice inventiva dell'arte del vasaio sottraendo l'oggetto della sua creazione alla dimensione applicativa dell'arte, dove la dimensione estetica, se ci riferiamo alla celebre gerarchizzazione delle funzioni linguistiche di Jakobson, è subordinata alle finalità d'uso. Infatti nel momento in cui l'oggetto si ferma e diventa fruttiera esso perde la piena fragranza semiosica della sua invenzione decorativa.
E' un po' come con l'Informale in pittura dove risultato e processo coincidono e l'esperienza estesica ed estetica si realizza nel farsi della produzione, anche se qui c'è un progetto decorativo che precede la realizzazione e che è inscindibile dai modi tecnici della sua realizzazione. E questa fruttiera evidenzia inoltre una dimensione dell'arte come esperienza che in vari contesti formativi ha maggiore o minore spazio e rilievo in cui inventiva e condizioni quadro della produzione sono essenziali alla comprensione delle qualità dell'oggetto, e che talora è anche in qualche modo dissociabile dalla destinazione del manufatto come ambito di valutazione e giudizio di valore. Si tratta del modo in cui le condizioni proprie del fare operativo manuale, meccanico o automatico si intrecciano con l'invenzione delle regole che si elaborano per produrre l'opera. E qui il riferimento d'obbligo va alla Teoria dell formatività di Luigi Pareyson e a quella sua concezione dell'arte come quel fare che inventa le regole facendo.
Quindi l'artificio digitale ha il potere di ricreare la cornice inventiva e fruitiva del manufatto, e questo è anche un esempio di buon uso degli artifici digitali come strumenti orientati a far parlare il patrimonio e valorizzare quelle dimensioni pregnanti non altrimenti esperibili, perché attraverso il virtuale riusciamo a comprendere come in questo manufatto d'uso quotidiano l'arte sia svincolata da una subordinata applicatività decorativa per trattare un argomento più universale.