> La stimolazione programmata di Courbet
E\' interessante come Courbet, per produrre nel fruitore la più piena esperienza del significato di cui vuol dare rappresentazione -realista- si industri a turbare chi guarda quest\'opera proprio perché il senso ultimo di ciò che vuol significare è la forza del desiderio di vivere.
E' perfettamente noto, e non sarebbe necessario citare la Teoria dei modi di produzione segnica di Umberto Eco, che nel caso di sistemi segnici complessi come quadri e rappresentazioni grafiche di vario tipo si fa ricorso e si stratificano vari e diversi artifici segnici. Cosicché insieme a quelle trasformazioni proiettive dal modello concettuale che l'artista ha del proprio soggetto alla tela, i quadri anche più convenzionalmente realistici ricorrono a stilizzazioni, ad elementi combinatori, a vettori, eccetera. In questo senso L'origine del mondo di Courbet (1866, fig. 1) colpisce perché attiva un coinvolgimento del fruitore che va al di là di quella stimolazione cognitiva, di quel contenuto iconologico e simbolico che vede il sesso come motore della realtà e del mondo e che è il significato più direttamente denotato dal quadro. Per questo aspetto Courbet, pur a fronte del suo rimanere del tutto all'interno del tradizionale universo rappresentazionale - è artista realista - anticipa una forma di coinvolgimento attivo del fruitore, un'interattività, che sarà poi centrale e fondativa delle sperimentazioni proprie nell’Arte programmata nel secondo Novecento.
Incardina il suo artificio nel tipo di sguardo che implica per l'osservatore dell'opera. Infatti l'esibizione frontale, diretta, intima con la vulva, non con la donna la cui identità è tagliata fuori, impone allo spettatore di confrontarsi col turbamento sessuale che è provocato in lui e che è indispensabile per attivare la pienezza del senso del desiderio, della vita e del mondo. Courbet squaderna la vista di chi desidera la congiunzione carnale e lo usa come stimolo destinato a produrre una reazione somatica di natura etologica. Non è né osceno né erotico, è una messa in scena che punta sul primario assoluto e quindi si nasconde magnificamente dietro al contenuto che vuol veicolare come la migliore arte naturalistica sa fare. En passant si deve anche osservare che la piena attualizzazione delle potenzialità estesiche ed estetiche del quadro identificano e circoscrivono l’identità del fruitore: il suo lettore modello deve essere attratto dal sesso femminile. Perché solo in questo modo la consapevolezza circa la potenza del desiderio carnale coinvolge il fruitore con quella totalità riempie di senso la comunicazione. Altrimenti il messaggio si limita al solo -e peraltro scontato- dato cognitivo, qualcosa su cui non si può che concordare ma che non ha la temperie di quella totalità di rapporto col mondo. Tra l'altro, il potenziale conturbante dello sguardo implicato da quest'opera è tale che anche dopo oltre un secolo e mezzo di circolazione nella semiosfera artistica e non solo, le riproduzioni che si trovano sul Web oggi ricorrono ad artifici di attenuazione dell'impatto per chi non è immediatamente disponibile ad accettare quel regime della visione (fig. 2). Ecco allora che a parte pochissime riproduzioni artistiche a funzione più documentaria, per la maggior parte viene ritratto con la sua cornice, compare con parecchio muro intorno e molto spesso è attorniato da fruitori museali o operatori che marcano il suo appartenere all'universo dell'iconografia artistica.
Per non dire delle celebri rimozioni da parte dell'algoritmo di censura automatica dei post di Facebook che la contenevano, oppure dell'attivazione dei filtri di oscuramento del motore di ricerca Google che quanto l'opera risulta in una ricerca per immagini prontamente ci avvisa della presenza di contenuti espliciti e permette la rimozione del filtro di sfocatura e la visualizzazione in chiaro solo dopo un click di attivazione (fig. 3).