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lug 2012 |  commento   

Ecco due ambienti di Palazzo Milzetti (Faenza), Museo Nazionale dell'Età Neoclassica in Romagna. Si tratta del Gabinetto d'amore e del celebre antibagno ovale decorati da Felice Giani e dalla sua bottega tra il 1802 e il 1805. In entrambi gli episodi colpisce la felice reinvenzione di temi e generi tratti dalla decorazione romana, rinascimentale e anche barocca e la loro riuscita combinazione con valori e temi di attualità in chiave Neoclassica. Ma non si tratta dell’algida ‘acqua distillata’ di Winckelmann, bensì dell’antichità dionisiaca di Ercolano e Pomepi che sposa Giulio Romano e Pellegrino Tibaldi, Pietro Da Cortona e Annibale Carracci in una decorazione a tempera veloce e guizzante che rende eterei e intriganti i controllati programmi iconografici delle decorazioni.
In un progetto complessivo che rivisita il mito eclettico di Villa Adriana assegnando ad ogni sala e ambiente del palazzo un tema o una suggestione antica legata alla sua funzione, la pittura di Giani si rende partecipe e inventiva applicandosi a tutti i contesti con un virtuosismo eclettico e leggiadro che usa la velocità esecutiva della pittura a tempera per produrre leggerezza, brillantezza e bizzarria d'artifici.
Al primo piano troviamo allora il Gabinetto d’amore, boudoir della Contessa Giacinta Milzetti. E' un elegante ottagono con fughe di specchi neobarocchi, esili paraste che incorniciano architetture illusionistiche di ispirazione pompeiana e festoni e ghirlande che rielaborano grottesche rinascimentali per contornare, nella fascia più alta della volta, la scena principale: il Trionfo di Amore sugli dei. E in questa sofisticata combinazione di temi e motivi della tradizione l’attualità irrompe con un Amore d’inverno che scalda il capo col berretto frigio dei giacobini.
Al piano terra, infine, s'incontra il capolavoro dell’antibagno ovale decorata "all'uso delle terme di Tito" su sfondo nero.
E’ un trionfo di nereidi, fauni e baccanti che declinano in mille modi il tema dell’acqua su quasi tutta la superficie. E se il tema si presta ottimamente all’esaltazione dei piaceri estesici e carnali ecco invece che nel culmine della volta trova nelle Nozze di Anfitrite la caratterizzazione virtuosa. In questa creazione la brillantezza della tempera staglia le figure e la trama decorativa della grottesca sul fondo nero a formare un insieme che incorpora con gran gusto e raffinatezza i cammei azzurri nel gusto delle ceramiche inglesi di Wedgwood, ispirati ai dipinti da poco ritrovati a Ercolano e Pompei, anch’essi una novità artistica del momento felicemente incastonati in questo magnifica composizione.

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