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ago 2008 |  commento   

fig. 1 - Leonardo Da Vinci, Il corso del Fiume Arno, 1503-04, penna, inchiostro e acquarello, Codice di Madrid II, ff:22v-23r, Madrid, Biblioteca Nacional.

fig. 1 - Leonardo Da Vinci, Il corso del Fiume Arno, 1503-04, penna, inchiostro e acquarello, Codice di Madrid II, ff:22v-23r, Madrid, Biblioteca Nacional.



fig. 2 - Leonardo Da Vinci, Carta dei dintroni di Pisa, 1503-04, penna, inchiostro e acquarello, Codice di Madrid II, ff:52v-53r, Madrid, Biblioteca Nacional.

fig. 2 - Leonardo Da Vinci, Carta dei dintroni di Pisa, 1503-04, penna, inchiostro e acquarello, Codice di Madrid II, ff:52v-53r, Madrid, Biblioteca Nacional.



fig. 3 - Dettaglio della mappa di Leonardo Da Vinci, Toscana Marittima, c. 1503, penna, inchiostro, acquarello e matita nera, mm 275x401, Windsor, RL 12683

fig. 3 - Dettaglio della mappa di Leonardo Da Vinci, Toscana Marittima, c. 1503, penna, inchiostro, acquarello e matita nera, mm 275x401, Windsor, RL 12683



fig. 4 - Dettaglio dell entroterra pisano nella mappa di Leonardo Da Vinci, Toscana Marittima, c. 1503, penna, inchiostro, acquarello e matita nera, mm 275x401, Windsor, RL 12683

fig. 4 - Dettaglio dell entroterra pisano nella mappa di Leonardo Da Vinci, Toscana Marittima, c. 1503, penna, inchiostro, acquarello e matita nera, mm 275x401, Windsor, RL 12683



fig. 5 - sa[nta] maria in castello (santuario sulla collina vecchianese Spazzavento)

fig. 5 - sa[nta] maria in castello (santuario sulla collina vecchianese Spazzavento)



fig. 6 - serchio f.

fig. 6 - serchio f.



fig. 7 - sa[n] jacopo. Cappella e convento tra Pisa e Pontasserchio

fig. 7 - sa[n] jacopo. Cappella e convento tra Pisa e Pontasserchio



fig. 8 - molina, odierna Molina di Quosa

fig. 8 - molina, odierna Molina di Quosa



fig. 9 - Flettole[le]

fig. 9 - Flettole[le]



fig. 10 - Libra Fatta, oggi Ripafratta

fig. 10 - Libra Fatta, oggi Ripafratta







Una ricognizione dell territorio pisano nel 1500 compiuta attraverso le mappe di Leonardo da Vinci, cartografo e ingegnere idraulico-militare assoldato dai Medici per riconquistare Pisa.


Com'era Pontasserchio, e come appariva nel passato l'area in cui si trova il paese?
Trascorse le persone che via via lo abitano e lo trasformano, la memoria di un luogo si sedimenta nei manuifatti, negli scritti, nei documenti legali e nelle rappresentazioni che ad esso possono essere riferite.
Riannodando le relazioni tra queste tracce materiali e immateriali si può riconoscere, conoscere e immaginare un luogo. E un modo per ricostruire gli assetti dello spazio e dei luoghi, o per identificare con precisione l'evoluzione morfologica delle opere e della natura che li caratterizzano è quello di ricorrere alle mappe.
Le mappe che conosco fino ad oggi (2008) e che marcano il paese o rendono riconoscibile l'area che va da Pisa a San Giuliano Terme fino a Filettole sono assai scarse prima del Settecento. I riferimenti topografici più antichi che mi sono capitati tra le mani sono quelli delle mappe di Leonardo da Vinci.
Leonardo è al servizio dei Medici per la riconquista di Pisa (liberatasi nel 1494) all'inizio del Cinquecento, dopo la sua esperienza milanese e prima della partenza per la Francia. Il focus del suo interesse va alla topografia della Piana di Pisa soprattutto in quanto bacino dell'Arno. Il fiume era da tempo l'oggetto di investimenti proiettati al futuro dominio della regione. A Firenze serviva infatti un corso navigabile che conducesse le merci alla costa sottraendo la navigazione alle piene e alle strettoie delle montagne. Nel Quattrocento si era già  pensato alla creazione di una canale che conducesse da Firenze a Pisa e poi al mare con un grande arco che doveva superare le gole montuose passando nei pressi di Pistoia. E Leonardo, come racconta Vasari nelle "Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani " (1568), da ragazzo aveva già  fantasticato su progetto di deviazione del corso dell'Arno.
(fig.1)
Ed è appunto nel corso dell'incarico Mediceo del 1503 che egli procede ad una attenta rilevazione idrografica del corso dell'Arno e della Piana di Pisa allo scopo di prospettare un piano di derivazione del fiume per "levare l'acqua ai pisani" deviandola verso due canali. Uno diretto al Serchio, seguendo all'incirca il corso di un vecchio ramo del Serchio che si gettava in Arno a Vicopisano. L'altro diretto verso Livorno, al lago di Stagno, per la precisione. Per affrontare questa progetto che lo vede coinvolto insieme a Niccolò Machiavelli, Leonardo studia e percorre la piana di Pisa e la Toscana Marittima che aveva già visto impugnare le acque nelle guerre territoriali. E' noto infatti come, già  a metà  quattrocento Brunelleschi, fosse stato impegnato dai Fiorentini contro Lucca nel tentativo di allagarla e poi sottometterla. Solo che i Lucchesi si accorsero per tempo delle manovre e con la deviazione di un canale allagarono l'accampamento fiorentino costringendo i gigliati al ritiro.
Guardando disegni e documenti disponibili sull'impresa del 1503 si capisce come l'interesse e lo sguardo di Leonardo si concentrino in primo luogo sulla riproduzione delle mappe territoriali disponibili a Firenze (quelle della bottega di Giorgio Baldesi, ipotizza Starnazzi, cfr. Starnazzi 2003:86) che poi sviluppa con ricognizioni personali, dedicandosi non solo alla mappatura topografica, ma rilevando anche gli apparati difensivi pisani e analizzando l'idrografia, ovviamente.

Sotto quest ultimo punto di vista, la mappa "Carta dei dintorni di Pisa", del 1503-04, (fig.2) ha il pregio di costituire una rilevazione del complesso sistema delle acque nella piana di Pisa attraversato dall'Arno e lambita dal Serchio, con laghi, stagni e paludi. In questa mappa compare anche il toponimo Ponte al Serhio. Dal punto di vista della topografia riprodotta emerge come l'interessse principale della mappa stia nella resa della topologia degli innesti. Serve a far capire come i bacini e gli alvei siano interconnessi, la correttezza planimetrica conta meno, ovviamente.. Ecco allora che Ponte al Serchio serve a marcare un luogo vicino alla diramazione tra Serchio e Ozeri, il canale che conduceva fino a Pisa passando lungo la via del Brennero, Canale che era stato utilissimo per portare i marmi dalle cave di San Giulano alla fabbrica del duomo.

La Toscana Marittima
Assai più singolare è invece quest'altra mappa (figg.3 e 4), compresa tra i codici leonardeschi di Windsor, che raffigura il bacino dell'Arno e cheè generata, probabilmente dalla copiatura di mappe esistenti.

Anch'essa fissa un riferimento all'area circostante Pontasserchio. Si nota un "Santa maria in castello" (fig.5), riferita al castello-santuario di Vecchiano, sotto viene marcato il fiume Serchio (Serchio F.) (fig.6).

Tra Pisa e Pontassserchi compare un San Jacopo (fig.7), riferito probabilmente al convento e alla cappella tutt'ora esistente che si trova sulla via S. Jacopo poco distante da quello, odierno, delle suore di clausura benedettine.

Ma nello spazio topico di Pontasserchio compare un toponimo un po' complicato da decrittare per la sua impertinenza topologica (fig.8). Si tratta di "le molina", un luogo che dovrebbe trovarsi pù a ridosso dei Monti pisani, che probabilmente era ritenuto un riferimeno signiificativo nei pressi di Riprafatta. D'altra parte il borgo di Vecchializia e i ruderi del castello di Pontasserchio in quel momento non hanno molta rilevanza. Mentre invece i molini ne hanno sempre molta per chi deve prospettarsi la conquista e il controllo di un terrritorio.

In generale questa mappa è interessante, come in altri casi del genere, per cosa seleziona. Non solo, ma anche per ciò che sceglie di evidenziare come elementi marcatori del paesaggio, affinché fossero utili nell'orientamento dei viaggiatori, o degli occupanti. E anche per gli errori topografici che ci offre. Essi svelano, probabilmente, la sua manifattura a distanza, prodotta senza consocenze precise e su apppunti e mappe altrui. Basti vedere come l'area sia magistralmente definita con la positura di Filettole (Filetto) a chiusura dello scorcio sui monti pisani visto con l'occhio della mente dei fiorentini (fig.9). In una posizione non proprio congrua con la topografia reale. Insomma, come qualsiasi veduta che si fa mappa, e come avveniva spesso in questo genere di raffigurazione geografica (corografia), la mappa marca fortemente il punto di osservazione. E' insomma l'Arno visto e immaginato nello scenario territoriale dalla posizione di Firenze. La preminenza dell'Arno è dimostrata dal fatto che viene inserito in mappa tutto ciò cheè pertinente all'orografia. Il resto è stenografato per rendere riconoscibili le aree, secondo una simbologia convenzionale. Come si è detto, la correttezza topograficaè assolutamente secondaria, e un effetto assai evidente è la collocazione di Ripafratta (Libra Fatta) (fig.10) che viene spostato ad est, forse per essere posto in vista nella 'prospettiva fiorentina'. Segnalarla è necessario perché con la sua rocca è anche militarmente rilevante ma se fosse stata posizionata correttamente, di fronte cioé a Filettole, non si sarebbe vista. Mentre invece, forse, collocata all'incirca sopra Orzignano è ben in linea con la riconoscibilità  richiesta ad un luogo importante che si incontra fiancheggiando i Monti pisani.

Sempre sul toponimo "Libra Fatta" non si può infine trascurare l'evidente divertissment grafico. Nella redazione della mappa, forse come momento ricreativo, salta fuori l'arguzia leonardesca che scrive il toponimo trattando il grefema in base al suo significato: Liba Fratta come ripa fratta, spezzata. Quindi divisa tra due righe.

Bibliografia minimale
Carlo Starnazzi, Leonardo Cartografo, Firenze, Istituto Geografico Militare, 2003
Emilio Tolaini, Forma Pisarum, Nistri Lischi, Pisa, 1967

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